Mercoledì 10 luglio alle 18:00 Terra!, daSud e la Cooperativa Co.r.ag.gio consegneranno al sindaco di Roma, Ignazio Marino, le 10.000 firme raccolte su Change.org insieme al Coordinamento romano per l’Accesso alla Terra per chiedere che il territorio agricolo romano non venga abbandonato.

La raccolta di adesioni nasce dal presidio – organizzato a metà maggio dalla Cooperativa Coraggio e dal Coordinamento romano accesso alla terra – che ha avuto il merito di portare all’attenzione pubblica la situazione di Borghetto San Carlo, un’area di 22 ettari di pregiato territorio agricolo in zona Giustiniana, sulla via Cassia, attualmente in stato di abbandono. Nel marzo del 2010 l’amministrazione del Comune di Roma ha stipulato un contratto con la soc. Impreme del costruttore Mezzaroma che non è stato ad oggi rispettato per quanto riguarda le opere di interesse pubblico con un impegno di oltre 2 milioni di euro. Nella petizione si chiede per l’area la destinazione ad attività di interesse pubblico; in particolare il pieno utilizzo agricolo dei terreni, con coltivazioni biologiche, accessibilità ciclo-pedonale, spazi da destinare a orti sociali per le famiglie del quartiere, attività di vendita diretta e ristorazione, impiego di giovani disoccupati e di soggetti svantaggiati, apertura di un agri-asilo pubblico, attività di formazione e di fattoria didattica, attività sportive e di ricreazione.

“Abbiamo aderito al presidio e abbiamo promosso la petizione, perché noi la città la immaginiamo con il verde pubblico considerato patrimonio collettivo e fruibile; ora dobbiamo capire se la nuova amministrazione sarà in grado di cogliere il bisogno crescente di ritornare alla terra di tante donne e uomini che vogliono coltivare un orto o investire in un progetto di vita legato all’agricoltura” dichiara Fabio Ciconte, presidente di Terra!.

“Borghetto San Carlo è un caso esemplare per pensare lo sviluppo di una’azienda agricola multifunzionale inserita in una città che di agricoltura ha decisamente bisogno. Ma non è l’unico caso, il patrimonio agricolo pubblico di Roma potrebbe garantire posti di lavoro per i nuovi agricoltori e servizi per tutti i cittadini. Uno strumento utile ad attenuare le crisi occupazionale, ambientale e urbanistica, opponendo al cemento progetti di sviluppo sostenibile” dichiara Giacomo Lepri, presidente della Cooperatova Co.r.ag.gio.

“Crediamo che il rinnovamento debba passare dalla tutela ambientale, dalla valorizzazione dei terreni confiscati alle mafie e del patrimonio agricolo pubblico. Agricoltura e orti possono trasformare gli spazi urbani abbandonati nelle nuove ‘piazze’ della città, dove lavoro e diritti si incontrano e si può ricostruire un tessuto sociale ed economico che marginalizzi le mafie. Avere l’opportunità di lavorare sulle terre pubbliche vuol dire fare antimafia sociale e prevenire le azioni delle ecomafie, che con cemento e rifiuti inquinano l’agro romano” dichiara Carmen Vogani dell’associazione daSud.

 

Che cosa abbiamo chiesto al Sindaco e al Vice Sindaco? 

1) stop al consumo di suolo agricolo
2) No alla vendita del patrimonio agricolo pubblico
3) censimento dettagliato e completo di informazioni circa le infrastrutture e l’ultimo uso dei terreni di proprietà comunale
4) individuazione di aree immediatamente disponibili e fruibili
5) la definizione concordata dei requisiti per accedere alla concessione delle terre ai fini di uso agricolo e di agricoltura multifunzionale
Abbiamo rappresentato l’urgenza di dare risposte immediate ai nuovi agricoltori ma anche a quelli che chiedono di accedere alle terre pubbliche per ampliare le proprie aziende e renderle così economicamente più sostenibili. Crediamo che sia innanzitutto interesse del Comune di Roma e dei suoi cittadini mettere in produzione un patrimonio di così grande valore lasciato da anni in stato di abbandono, che questa sia una strada importante per creare occupazione e produzione di reddito, uno sviluppo sostenibile a vantaggio di economia, ambiente, servizi alla città. Abbiamo chiesto di far luce sul giallo (si fa per dire) delle “compensazioni”, terreni e casali ceduti al possesso del Comune di Roma in cambio di cubature edilizie da parte dei grandi costruttori, con convenzioni che li impegnavano al preliminare restauro e risanamento per molti milioni di euro. Le cubature sono state ampiamente fruite, dei restauri e risanamenti e consegna defintiva alla proprietà del Comune neppure l’ombra. I cittadini di Roma, proprietari di diritto di quei beni vogliono sapere cosa è successo, cosa ha impedito il rispetto degli impegni assunti dai costruttori.  E adesso voltiamo pagina!

Di cinzia

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